Catania 2015 - 5 ° raduno

   

Catania 2015

            Sono cinque anni da quando abbiamo iniziato a rivederci. E’ tempo di primi bilanci.
            E di che possono essere fatti i bilanci di antichi AUC? Eliminiamo cifre e risultati, e proviamo a restare sui perché.
            Il raduno 2015 di Catania ci può aiutare, molto, per questo fine.
            Così, cosa spinge gli organizzatori ad  immaginare, costruire, definire e gestire un raduno di – diciamolo – baldi vecchiotti – che vogliono, tra l’altro, riassaporare il profumo della loro giovinezza, o ripercorrerne cautamente i passi.
            Il romanticismo è d’obbligo, perché fa parte dei fondamenti di questa nostra esperienza.
            La molla è dentro di loro e dentro ciascuno di noi, ed è sicuramente la tentazione di appropriarsi di un dono, del dono di rivedere se stessi, come in uno specchio, tra i volti di coloro che furono compartecipi di una esperienza di svolta nella loro prima giovinezza.
            Questa voglia non è di tutti: ma chi  può usufruirne ne fa buon uso.
            La cura nei dettagli, la scelta dei luoghi e delle guide, persino la definizione delle soste alimentari,  dà la caratura dell’ impegno e della capacità dell’accoglienza che gli organizzatori hanno dimostrato a Catania.
             “Tu – può a ragione dirmi qualcuno – tu che non sei venuto, che ne sai? Mica puoi evocare fantasmi ed ectoplasmi per ogni raduno cui manchi!”
            Vero, ma  come ogni occasione persa si colloca più vicino ai ricordi positivi che a quelli negativi, così commentare un evento sulla scorta di programmi, racconti, confronti ed esperienze, consente un punto di vista paradossalmente univoco e conciso, per quanto possibile.
            Addio quindi a tentazioni oniriche di un Vulcano che fabbrica nuove armi sotto l’Etna, e che rivende ai musei quelle di cui eravamo dotati noi. E addio anche alla possibile nonché certamente gradita presenza di sua moglie (chiacchierata!) Venere. Largo invece alla realtà di palazzi cittadini affascinanti e resi vivi dai commenti dei proprietari, largo ai profumi  dell’Isola ed alle sue tentazioni gastronomiche, rese ancora più rare perché ispirate da importanti influssi orientali.
            Ed ecco l’Etna, di cui mi rammarico di non aver potuto rivedere il pennacchio fumante in atterraggio a Fontanarossa, ecco Piazza Armerina e i suoi mosaici, che nel mio immaginario sono paralleli al mosaico del Nilo di Palestrina: comunicativi e preziosi testimoni,  tanto affascinanti quanto vicini ai sogni, alle favole, ai racconti di chi ci ha preceduto.
            Ecco, ancora, l’importante presenza delle compagne dei nostri AUC, che ha contribuito certamente a ingentilire il controllo dell’ambiente, anche con un efficace e robusto argine alle battutacce ed allo scambio di barzellette oltre l’osè che pure la nostra comune esperienza di caserma avrebbe ben giustificato.
            Bilanci, dicevamo, e a questo proposito ci sarebbe da vedere quali siamo, e capirne i perché.
            Storie e vite diverse, sensibilità compresse o esaltate dagli anni, autonomie sociali e condizioni di salute dei singoli e delle coppie: non è facile individuare uniformità di parametri, ed è inutile cercare parità di temperatura e pressione.
            Viviamo in un epoca governata dai media: dimentichiamo orrori e misfatti con la stessa facilità con cui ci disfiamo di un pane raffermo. Nei villaggi, nelle polis dell’antichità, ogni fatto veniva appreso, dibattuto, analizzato e catalogato nel tempo, diventando riferimento certo. Noi, del 42^, ci siamo trovati a fruire di una bolla di benessere, di un lunghissimo tempo di pace, soldati appunto in tempo di pace, a soli 50 anni dalla Grande Guerra e a molto meno dai disastri della seconda: chi coglie, tra l’altro, questo può fruire del dono di rivederci, e di rivederci nel nostro giubileo, dopo 50 anni.


            Arrivederci ad Ascoli 2016!

Roma, ottobre 2015